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L’enigma degli scacchi dell’Isola di Lewis – La ricerca di Giancarlo Tonini

presentazione di CM Gian Luca Cirina

 

“Spostati di lato Luca, ti faccio la foto!”. Silvia mi posiziona a cenni a fianco della teca in vetro che custodisce una misteriosa scacchiera. Abbozzo mezzo sorriso e scatta. Corro da lei a vedere il risultato: “bella!”. Il British Museum è un ambiente enorme, le splendide sale Egizie e delle Civiltà Mesopotamiche hanno già assorbito il grosso delle mie energie e giungo davanti a quest’opera quasi con l’inerzia di chi vuole veder tutto. Ignoranza e superficialità non mi fanno veder oltre all’aver fatto una bella foto davanti all’antico oggetto della mia passione. Mai più rimuginai su quella foto e di fatto me ne dimenticai.

Novembre 2014, è trascorso qualche mese, inaugurazione del mio corso avanzato di scacchi. Il gruppo mi piace, tanti amici e partecipazione: l’umiltà di voler crescere ascoltando le proposte dell’altro. La prima lezione termina e prima di ritirarci si passa qualche minuto fuori per parlare del più e del meno. E’ un novembre caldo, dicono il più caldo dall’Ottocento, la notte si sta bene anche in giubottino.

Conosco tutti, in realtà quasi tutti. Giancarlo Tonini è un signore gentile e pacato, ci intendiamo quasi subito. Da appassionato di vecchia data, è uno dei tanti ammaliati del “match del Secolo”, quello Fischer-Spassky. Scopro che frequentava lo storico Circolo di Piazza Martiri fino alla fine degli anni ’80: “Divenni Terza Nazionale anche se la tessera non l’ho mai ricevuta…”, ride sotto i baffi.

Entriamo in confidenza e mi rivela la sua formazione artistica. Gli scacchi sono un gioco ma anche la straordinaria possibilità di coniare oggetti di pregio. E’ sempre vero che una scacchiera può donare un tocco di classe perfino nei salotti di chi non conosce le regole.

Giancarlo ha una passione viva per tutto ciò che circonda la disciplina. “Questi mi sono arrivati ieri dall’Inghilterra!”, dice ponendo alla mia attenzione lo schermo del cellulare. L’immagine riporta un set di pezzi lavorati dalle sembianze antropomorfe, sembrano antichi. “Sono la copia esatta degli scacchi dell’Isola di Lewis”, chiosa. Lo invito a spiegarsi meglio, ammettendo la mia ignoranza. “Sono stati ritrovati nel 1831 nell’Isola di Lewis. Gran parte di essi sono conservati oggi al British Museum”, sentenzia. Ci sono stato alcuni mesi prima, eppure non ricordo… Vagamente… Prometto a Giancarlo di frugare tra le mie foto e intanto mi faccio raccontare una storia incredibile che ha della leggenda e che trova il mio nuovo amico particolarmente preparato.

A casa ricompongo la mia esperienza. Sono stato testimone inconsapevole di uno degli oggetti di punta del British Museum e ci sono le prove. Qualche giorno dopo ho invitato Giancarlo a scrivere un pezzo su questo ritrovamento misterioso in modo da fare partecipi anche i nostri lettori.

Ringrazio Giancarlo per la ricostruzione accurata e ricca di immagini che, sono certo, non mancherà di incuriosire i lettori.

Per una strana combinazione, per la terza volta consecutiva, introduco un personaggio con un passato nelle arti marziali: dopo Damiano Locci e Sebastiano Paulesu ecco Giancarlo Tonini, cintura nera e 5° dan di Karate. Grazie a lui ho fatto tesoro di uno straordinario aforisma del grande Alekhine: “Durante una gara il campione deve essere una combinazione fra un monaco buddista e una tigre siberiana”.

 

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